Molte aziende dell'UE dovranno adeguarsi a requisiti più severi per la rendicontazione della sostenibilità a partire dal periodo di rendicontazione 2023. Questo è il risultato di una proposta della Commissione europea di modifica della direttiva CSR (Corporate Sustainability Reporting Directive). La novità principale sarà l'obbligo di revisione esterna (requisito di audit) in futuro. Di seguito abbiamo riassunto i principali cambiamenti.

Perché era necessaria una revisione della Direttiva sulla rendicontazione non finanziaria (NFRD)?

La direttiva sulla rendicontazione non finanziaria ha introdotto regole importanti per le società quotate con più di 500 dipendenti che devono riferire sulle loro politiche e pratiche di sostenibilità. Tuttavia, la Commissione ritiene che le attuali linee guida non siano sufficienti: La rendicontazione è spesso incompleta, manca la comparabilità e le informazioni sui rischi sono spesso frammentarie. Ad esempio, gli investitori non hanno una panoramica affidabile dei rischi legati alla sostenibilità a cui le aziende sono esposte. Una rendicontazione pubblica di qualità e affidabile da parte delle aziende contribuirà a creare una cultura di maggiore responsabilità pubblica.

In futuro anche le aziende con meno di 500 dipendenti saranno tenute a presentare il bilancio.

Il nuovo regolamento farà rientrare nell'obbligo un numero maggiore di aziende. La nuova proposta estende l'ambito di applicazione a tutte le grandi aziende, indipendentemente dal fatto che siano quotate in borsa e senza la precedente soglia di 500 dipendenti. Questo cambiamento significa che in futuro tutte le grandi aziende dovranno rendere conto al pubblico della loro impronta sociale e ambientale. La Commissione propone inoltre di estendere la portata degli obblighi di rendicontazione alle piccole e medie imprese quotate in borsa, ad eccezione delle microimprese quotate, ma con standard semplificati. A tal fine, la Commissione propone di sviluppare una serie di standard uniformi per le piccole e medie imprese per migliorare la loro trasparenza e ridurre i costi.

Gli standard di rendicontazione dell'UE nel contesto internazionale

Gli standard di rendicontazione della sostenibilità dell'UE dovrebbero essere coerenti con gli obiettivi e le norme del Green Deal europeo e con il quadro giuridico esistente. Inoltre, dovrebbero coprire non solo i rischi delle imprese, ma anche l'impatto delle loro azioni sulla società e sull'ambiente. A questo proposito, la Commissione sostiene gli sforzi del G20, del Financial Stability Board e di altre organizzazioni internazionali per sviluppare una base di standard di rendicontazione sostenibile e per basarsi sul lavoro della Task Force on Climate Disclosures.

Obbligo di revisione contabile esterna

La proposta prevede che tutte le società interessate commissionino un audit esterno per verificare l'affidabilità delle informazioni sulla sostenibilità riportate. Questo tipo di audit esterno è già utilizzato da molte aziende per garantire la credibilità dei loro report e ridurre la probabilità di errori. Finora, tuttavia, la verifica esterna è stata facoltativa; se la bozza venisse adottata in questa forma, la verifica esterna diventerebbe obbligatoria.

Il prossimo passo?

Il prossimo passo sarà la negoziazione da parte del Parlamento europeo e degli Stati membri del Consiglio di un testo legislativo definitivo basato sulla proposta della Commissione. Allo stesso tempo, l'EFRAG inizierà a lavorare su una bozza di standard sul reporting di sostenibilità e la finalizzerà intorno alla metà del 2022. Il calendario della Commissione dipenderà dall'andamento dei negoziati con il Parlamento e il Consiglio. Se raggiungeranno un accordo nel 2022, la Commissione dovrebbe essere in grado di adottare il primo standard di rendicontazione entro la fine del 2022.

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Autore
Dr. Thijs Willaert

Il Dott. Thijs Willaert è Direttore Globale per i Servizi di Sostenibilità. Nel suo ruolo, è responsabile per l'intero portfolio di servizi ESG di DQS. Le sue aree di interesse comprendono la sostenibilità negli approvvigionamenti, la due diligence nei diritti umani e gli audit ESG.

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